La Sardegna: un caso energetico unico in Italia
La Sardegna: un caso energetico unico in Italia

La Sardegna: un caso energetico unico in Italia

La Sardegna rappresenta un caso emblematico della complessità della transizione energetica. La condizione di isolamento geografico ha limitato di molto lo sviluppo delle infrastrutture energetiche, impedendole di costruire una rete per il trasporto del gas naturale ed escludendola così dal processo di metanizzazione nazionale. Ad oggi, quindi, gran parte dell’energia elettrica di cui l’isola necessita è generata da due centrali a carbone in regime di essenzialità, di cui una è quella di Fiume Santo.
Queste caratteristiche fanno sì che, in territorio sardo, il phase-out dal carbone rappresenti una sfida non solo dal punto di vista occupazionale e sociale, data la rilevanza territoriale del comparto in termini di addetti e valore generato, ma anche infrastrutturale e tecnologica.
Sono almeno tre le principali opzioni percorribili per garantire un approvvigionamento energetico post phase-out coerente con i bisogni della Sardegna.

 

La metanizzazione

Per l’approvvigionamento a gas naturale della Sardegna, sono state valutate diverse opzioni e sono in corso studi richiesti anche dall’Autorità di settore ARERA. Ad oggi, l’ipotesi prevalente è quella della “Virtual Pipeline” basata su GNL, due rigassificatori flottanti (FSRU), uno a Nord e uno a sud dell’isola, e navi di rifornimento tra questi e i terminali LNG sul continente (prevalentemente Panigaglia e OLT-Livorno).

Il DL Semplificazioni prevede che sia considerato parte della rete nazionale di trasporto, anche ai fini tariffari, l’insieme delle infrastrutture di trasporto e rigassificazione di gas naturale liquefatto necessarie per garantire la fornitura di gas naturale mediante navi spola a partire da terminali di rigassificazione italiani regolati, e loro eventuali potenziamenti fino ai terminali di rigassificazione da realizzare nella regione Sardegna.

Questo al fine di promuovere il rilancio delle attività produttive nella regione garantendo l’approvvigionamento di energia all’isola a prezzi sostenibili e in linea con quelli del resto d’Italia, e assicurando la compatibilità con l’ambiente e l’attuazione degli obiettivi del PNIEC in tema di rilancio industriale, di decarbonizzazione dei consumi e di phase out delle centrali a carbone presenti.

Su questa potenziale soluzione alla data di redazione del presente documento risultano ancora in corso valutazioni che dovrebbero chiarire dimensionamenti, tempi e costi di una soluzione energetica integrata ad elettricità e gas.

 

Biomasse

Un’altra potenziale soluzione per affrontare il phase-out del carbone potrebbe essere la riconversione almeno parziale delle centrali a carbone attraverso l’utilizzo di biomassa legnosa come combustibile. la biomassa rappresenta una fonte energetica rinnovabile – attraverso filiere controllate e sostenibili – ma anche programmabile. Si tratterebbe di una opzione complementare a una futura soluzione a gas, come “ponte” o back-up in attesa del completamento delle infrastrutture di rete necessarie (tra queste, la nuova interconnessione Tyrrhenian Link). In tal direzione, occorrerebbe mettere a punto un meccanismo di incentivazione per gli impianti di produzione a biomasse di grande taglia, ad hoc per la Sardegna, in quanto ad oggi unica regione d’Italia senza approvvigionamento di gas.

EP Produzione ha finanziato uno studio di fattibilità per valutare una soluzione mista che contempla la conversione a biomasse di circa il 50% della Centrale di Fiume Santo. Il progetto presuppone un investimento iniziale di oltre 150 milioni di euro e prevederebbe l’utilizzo di pellets dal mercato internazionale con integrazione di biomassa locale.

L’ipotesi biomasse è quella che meglio di altre consentirebbe la salvaguardia dei livelli occupazionali all’interno e fuori dalla centrale. In aggiunta, potrebbe generare un corposo indotto sul territorio contribuendo ad irrobustire il settore agro-forestale sardo, con un circolo virtuoso anche in relazione alla pulizia dei boschi e alla prevenzione incendi.

 

Idrogeno

La prospettiva di integrare l’idrogeno verde da elettrolisi nel mix energetico della Sardegna è fortemente connessa allo sviluppo di capacità da fonti rinnovabili, come per esempio il solare fotovoltaico, l’idroelettrico o l’eolico offshore. In questo scenario, l’idrogeno verde servirebbe da capacità di back-up per bilanciare l’apporto delle rinnovabili nel sistema energetico, in particolare per la generazione elettrica, di calore industriale e per i trasporti.

L’approvvigionamento a idrogeno rappresenta sicuramente una nuova frontiera per la decarbonizzazione del settore energetico nel medio-lungo periodo: presuppone tecnologie altamente innovative, che negli anni stanno trovando applicazioni sempre più viabili sul mercato. Per questo EP Produzione partecipa attivamente all’approfondimento di nuove ipotesi basate su questa risorsa insieme a tutti gli altri stakeholder energetici.

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